L’ingegnere udinese che studia come tenere i satelliti nello spazio
Francesco Romano, 27 anni, è stato premiato a Stoccarda. Lavora a una ricerca per catturare l’aria dell’atmosfera
UDINE. Suona l’organo e con la mente si proietta nello spazio. Lo fa per studiare un sistema in grado di consentire ai satelliti di rimanere in orbita più a lungo e per osservare altri pianeti.
È la giornata tipo di Francesco Romano, l’ingegnere aerospaziale, 27 anni, di Udine, premiato dall’Associazione amici dell’università di Stoccarda per la tesi sulla propulsione elettrica dei veicoli spaziali scritta nei laboratori dell’Istituto di sistemi spaziali, il più grande d’Europa, dell’ateneo tedesco. Tesi discussa qui e all’università di Padova dove Romano era iscritto.
Francesco Romano non è solo un ingegnere è anche un musicista. Si è diplomato in organo e composizione organistica al Conservatorio di Rovigo poco prima di essere proclamato dottore in ingegneria spaziale.
E così quando nell’ambito delle sue ricerche si trova di fronte a uno scoglio si mette allo strumento e suona. La musica lo aiuta a concentrarsi. Non è un caso che nel suo laboratorio ci sia anche un pianoforte.
Laureato lo scorso anno all’università di Padova, Romano da circa un anno è alle prese con il dottorato di ricerca all’istituto di sistemi spaziali dell’università di Stoccarda, negli stessi laboratori dove ha perfezionato la sua tesi.
L’ingegnere udinese studia la propulsione elettrica dei veicoli: «I satelliti - spiega - orbitano attorno alla terra. Studio la propulsione elettrica respirante ad aria per tentare di applicarla ai satelliti che volano molto bassi dove c’è ancora un po’ di aria ed è proprio l’aria a rallentare la loro corsa. Tant’è che in 30 giorni rientrerebbero nell’atmosfera».
Partendo da questo dato di fatto, Romano sviluppa la sua ricerca per «creare un propulsore elettrico che utilizzi l’area dell’atmosfera come propellente». L’obiettivo è «spingere il satellite e tenerlo in orbita utilizzando l’area che lo rallenta per alimentare il propulsore».
«Riteniamo che usando l’aria il satellite potrebbe rimanere in orbita per un tempo indefinito proprio perché l’aria c’è sempre, basterebbe prenderla e utilizzarla» insiste l’ingegnere facendo notare che in questo modo «si ridurrebbero i costi delle missioni e aumenterebbero le possibilità per le scoperte scientifiche».
Questi saranno solo alcuni vantaggi del progetto di ricerca che, se raggiungerà il suo scopo, consentirà ai ricercatori di scattare immagini «a più alta risoluzione, misure del campo magnetico e gravitazionale con una risoluzione più fine».
A livello teorico il progetto è a buon punto: «Abbiamo definito la tipologia del motore che potremmo usare in istituto, ora bisogna capire come catturare l’aria in modo efficiente» aggiunge l’ingegnere che, lo scorso luglio, ha presentato il progetto in Giappone.
La tesi di Romano è stata apprezzata dalla Fondazione amici dell’università di Stoccarda al cui vertice siede il presidente della Bosch, che ogni anno seleziona una tesi magistrale. Quest’anno ha scelto il lavoro di Romano, l’ennesimo cervello in fuga dall’Italia «il paese più bello del mondo - riconosce il giovane studioso - ma io vado dove posso fare quello che mi piace».
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