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✿ Giulio Aristide SARTORIO (1860–1932) ✿




'E' nel sibilo canto che
audace scivoli nel mare
a raccogliere l'incanto...

E come quiete dopo la tempesta
la dorata chioma di sirena riemerge...
Poi sollevi la perla del suo corpo
la trascini a te e
sciogli il sale dalle sue labbra
risvegliando
il lontano sogno di fanciulla
che per sempre sarà
nel tuo rapimento d'Amore...'

~ Catherine La Rose ~














Sono passati cento anni da quando Giulio Aristide Sartorio ha dipinto per la Camera dei deputati il Fregio tra 1908 e 1912 che decora l'Aula parlamentare di Montecitorio: cinquanta tele che si sviluppano per più di 100 metri di lunghezza, alte quasi 4 metri. In questo spazio vivono oltre 200 figure: immagini allegoriche che raffigurano le virtù ispiratrici della Giovane Italia e alcuni episodi salienti della sua storia.

























Giulio Aristide Sartorio (Roma, 11 febbraio 1860 – Roma, 3 ottobre 1932) è stato un pittore, scultore, scrittore e regista cinematografico italiano. Formatosi all'Accademia di belle arti di Roma, esordì nell'orbita di M. Fortuny per poi volgersi, sotto l'influenza di F. P. Michetti, a un verismo d'accento umanitario (La malaria, 1882, Córdoba, Argentina, Museo); nel 1884 visitò Parigi. A questo periodo appartengono le prime illustrazioni per la Cronaca bizantina di A. Sommaruga, per il Convito di A. de Bosis, per l'Isotta Guttadauro di G. D'Annunzio, che attestano il graduale passaggio a uno stile decorativo d'ascendenza liberty, caratterizzato da una maggiore minuziosità disegnativa. Nel 1889 vinse la medaglia d'oro all'Esposizione Universale di Parigi con I figli di Caino (frammento, Roma, Istituto S. Michele). Accostatosi alle ricerche condotte da N. Costa, nel 1890 eseguì i primi paesaggi (Veduta di Ninfa, 1890, Roma, Galleria comunale d'arte moderna) e aderì all'associazione In Arte Libertas; nello stesso anno ricevette la commissione per il trittico Le vergini savie e le vergini folli (Roma, Galleria comunale d'arte moderna). Dopo un viaggio (1893) in Inghilterra, nel 1895 fu chiamato a insegnare all'Accademia di belle arti di Weimar. Durante il soggiorno in Germania (1895-99), oltre ai numerosi studî di animali e paesaggi, portò a termine il dittico Diana d'Efeso e gli schiavi e La Gorgone e gli eroi (Roma, Galleria nazionale d'arte moderna), opera di un decorativismo monumentale carico di enfasi drammatica e di ricordi preraffaelliti. Rientrato in Italia, accanto all'attività di paesista che lo vide, nel 1904, tra i promotori del gruppo dei XXV della Campagna Romana, ebbe numerose commissioni pubbliche (fregio decorativo per la nuova aula del Parlamento, 1908-12; ecc.) in cui l'ispirazione letteraria si fonde a una ricercata eleganza disegnativa. Nel dopoguerra lavorò ai bozzetti per la decorazione a mosaico del duomo di Messina. Fu anche scrittore e critico d'arte.

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