Skip to main content

Tutto sulle nozze tra Wind e 3 Italia

Dopo un lungo tira e molla, il flirt tra Wind e 3 Italia è approdato al travagliato ma atteso matrimonio: le due società si fondono dando vita al primo operatore italiano della telefonia mobile (Wind è attualmente il terzo, 3 Italia il quarto). Lo ha annunciato Jean-Yves Charlier, amministratore delegato della russa Vimpelcom, controllante di Wind. Con questa fusione i maggiori player della telefonia mobile in Italia si riducono da quattro a tre: Wind-3 Italia, Telecom Italia (Tim) e Vodafone.

I TERMINI DELL’ACCORDO

L’accordo è stato firmato da Hutchison, società di Hong Kong che controlla l’operatore mobile 3 Italia, e Vimpelcom. Viene realizzata una joint venture paritetica (50/50) con la formazione di una joint venture holding company (Hutchison 3G Italy Investments S.a.r.l, la “JV Holdco”) che sarà proprietaria di 3 Italia e Wind, mentre CK Hutchison e Vimpelcom controlleranno indirettamente il 50% delle azioni della jv. A conclusione dell’operazione non vi sarà alcun obbligo per nessuna delle due società controllanti di contribuire con ulteriori fondi.

La casa madre Hutchison apporta alla jv 200 milioni di cash. 3 Italia è libera da debito, mentre Vimpelcom apporta Wind con il suo debito attuale (10,1 miliardi nel secondo trimestre 2015). Gli accordi prevedono inoltre un lock up di un anno, durante il quale nessuno potrà scendere sotto il 50% mentre dopo tre anni i soci possono appellarsi a un meccanismo di “acquisto/vendita”.

Non è previsto alcun aumento di capitale nella nuova società. Secondo fonti vicine alle parti la neonata entità sarà valutata poco meno di 22 miliardi di euro, con Wind che contribuirà per 14 miliardi e Hutchison per circa 8 miliardi.

“Attraverso l’integrazione delle loro attività, 3 Italia e Wind acquisiranno la dimensione e l’efficienza necessarie per continuare ad offrire servizi di Tlc innovativi a prezzi competitivi e per competere in modo ancora più incisivo sul mercato italiano”, si legge in una nota congiunta.

I NUMERI DEL NUOVO GRUPPO

Il nuovo operatore che nasce dall’integrazione Wind-3 Italia ha oltre 31 milioni di clienti mobili e 2,8 milioni nel fisso (di cui 2,2 milioni broadband). Domina nel mobile con il 33,5% (dati Agcom di luglio 2015 aggiornati a marzo) contro il 32,3% di Telecom Italia; Vodafone scende al terzo posto con il 27%. Primato anche nelle prepagate, con il 34,9%, contro il 29,1% di Telecom e il 27,7% di Vodafone, mentre nelle Sim in abbonamento il numero uno resta saldamente Telecom Italia (45,1% contro 28,4%, Vodafone segue a 24,4%).

Dalla fusione, a pieno regime, sono attesi 700 milioni di euro di sinergie annuali sui costi, il 90% già dal terzo anno post-chiusura dell’esercizio e oltre 5 miliardi di euro di sinergie di costo NPV, al netto degli oneri di integrazione. È stato calcolato un rapporto 4,9x Debito netto/ Ebitda alla firma dell’accordo, e un rapido deleverage nei prossimi 3 anni con l’obiettivo di arrivare a 3x. I ricavi complessivi delle due società nel 2014 ammontavano a 6,4 miliardi di euro. I vertici di Vimpelcom prevedono inoltre la distribuzione di un dividendo “entro tre anni dal closing” dell’operazione.

Il deal è una delle più grandi operazioni di M&A in Italia dal 2007. “Rappresenta una pietra miliare per il nostro business in Italia. L’unione di 3 Italia e Wind creerà un operatore finanziariamente solido ed efficiente, capace di competere ad alto livello nel mercato”, ha commentato Canning Fok, co-group managing director di Hutchison. “L’operazione consentirà a Vimpelcom di migliorare significativamente la sua posizione patrimoniale”, ha aggiunto il presidente di Vimpelcom Alexei Reznikovich, mentre per Charlier “le due aziende diventeranno l’operatore leader del quarto maggior mercato delle Tlc in Europa, un player convergente in grado di accelerare gli investimenti sulla rete, sui servizi e sulle innovazioni digitali”.

IL MANAGEMENT

La nuova società, dopo la fusione, avrà due sedi, una a Milano e una a Roma. La guida sarà affidata a Maximo Ibarra, attuale amministratore delegato di Wind. Vincenzo Novari, attuale ad di 3 Italia, sarà nominato come consulente senior per l’Italia di CK Hutchison ed entrerà nel cda della JV Holdco dopo il completamento dell’operazione. Dina Ravera, Coo di 3 Italia, guiderà il processo di integrazione di fusione e rimarrà in un ruolo operativo di alto livello nella nuova società. Stefano Invernizzi, attuale Cfo di 3 Italia, diverrà direttore finanziario della joint venture. Il cda sarà composto da sei consiglieri, tre di nomina Hutchison e tre Vimpelcom; il presidente del consiglio di amministrazione ruoterà tra le due società madri ogni 18 mesi e avrà un voto decisivo su alcune questioni fondamentali di business.

QUESTIONI ANTITRUST

Il completamento dell’operazione è atteso entro 12 mesi con l’ok degli organi di controllo, tra cui l’Antitrust europeo. Come per altri accordi di fusione sul mercato mobile in Europa, i regolatori potrebbero esigere delle “concessioni” dai due gruppi per proteggere i consumatori da un possibile aumento dei prezzi; per esempio Wind e 3 Italia potrebbero dover affittare spazio sulla loro rete agli operatori virtuali (Mvno), nota l’agenzia Reuters.

I regolatori nazionali ed europei hanno già dato il via libera a operazioni simili in Irlanda, Germania e Austria e anche il consolidamento italiano otterrà probabilmente il disco verde. Tuttavia Paul Marsch, analista del settore telecom presso Berenberg Bank, osserva che resta da vedere quale sarà l’approccio del commissario all’Antitrust europeo Margrethe Vestager nei negoziati sui “rimedi”: la Vestager ha già detto chiaramente alle telco europee, molto attive negli ultimi due anni nel cercare accordi di M&A, che il consolidamento è accettato solo entro certi limiti perché può danneggiare consumatori e innovazione. “Vedremo come le posizioni della Vestager si tradurranno nella pratica”, dice Marsch.

DIETRO IL DEAL

L’operazione Wind-3 Italia si inserisce in un quadro generale di consolidamento del settore Tlc europeo. Particolarmente attiva sul mercato (in Irlanda, Austria, Uk) è proprio Hutchison che, secondo il Wall Street Journal, cerca a suon di acquisizioni di rilanciare il suo business europeo: “L’operatore mobile italiano di Hutchison ha sofferto per l’intensa concorrenza nel Paese, dove ci sono quattro grandi operatori e una miriade di piccoli operatori virtuali. Hutchison aveva indicato in precedenza che l’Italia è stato l’unico mercato non profittevole nel 2014. Con questa transazione Hutchison spera di poter sfidare al meglio le rivali maggiori in Italia”.

Per lHuffington Post, l’obiettivo di crescere in Italia e dare maggiore spazio a un marchio rimasto nella nicchia ha spinto i cinesi ad accollarsi il debito di Wind: l’accordo “razionalizzerà la struttura dei gruppi e risolverà i problemi finanziari di Wind in cambio della possibilità per 3 Italia di uscire dalla sua nicchia di mercato e guadagnare maggiore visibilità”. “La virtuosa 3 Italia è disposta ad accettare i problemi finanziari della controparte”, continua la testata, mentre Wind, “più grande e ancora in grado di guadagnare, prende sulle sue spalle 3 per ottenere la liquidità necessaria ad affrontare il passivo lasciato dall’Opa a debito di Naguib Sawiris, precedente proprietario dell’azienda”.

LE REAZIONI

Le reazioni al matrimonio tra Wind e 3 Italia sono contrastanti. Se per Carlo Alberto Carnevale Maffè, docente di Strategia Aziendale per l’Università Bocconi, il deal “è destinato a cambiare lo scenario delle telecomunicazioni, andando a costituire il primo operatore italiano sul mercato delle prepagate e il secondo sul settore degli abbonamenti”, più preoccupati sono gli utenti. L’Unione nazionale dei consumatori, infatti, chiede in una nota che l’Antitrust italiano e l’Authority europea verifichino la “costituzione di una posizione dominante, restrittiva del mercato” per eventualmente bloccare l’operazione o autorizzarla “ponendo condizioni a tutela dei consumatori”. “A questo si aggiunga che si uniscono due società che hanno fatto del low-cost una bandiera, il che andrebbe bene, anzi benissimo se non fosse che lo sportello dell’Unc, dove pervengono le segnalazioni e le proteste dei consumatori, ci dice che i livelli di soddisfazione della clientela sono bassi”, spiega Massimiliano Dona, segretario dell’Unione nazionale consumatori.

Ma Carnevale Maffè non concorda: “Grazie anche alla presenza degli operatori virtuali, il rischio di una riduzione della pressione competitiva sul mercato retail sembra compensato dai benefici derivanti dalla razionalizzazione delle infrastrutture di rete, oltre ai sistemi operativi e distributivi. Ciò potrà liberare capitale per l’auspicato aumento degli investimenti, necessari al passaggio allo standard Lte e al nuovo, grande mercato dell’Internet of Things”.

Ci si può dunque attendere un miglioramento dei servizi offerti dal nuovo operatore e dei suoi investimenti di rete, mentre le tariffe per i consumatori, scese negli ultimi anni a minimi storici, rimarranno stabili o addirittura cresceranno di poco: la guerra dei prezzi dovrebbe essere finita. E questa è una notizia che farà piacere anche alle altre telco.

La fusione annunciata tra 3 Italia e Wind è “una buona cosa, poiché offre l’opportunità di avere un terzo gestore in Italia, particolarmente attivo dal punto di vista tecnologico, aumentando il livello di concorrenza nel settore”, ha commentato Franco Tatò, già ad di Enel, Fininvest e Mondadori. Un terzo gestore “forte”, secondo il manager, potrebbe “spingere gli altri due gestori, che da qualche anno dormono, a migliorare i propri servizi”.

“E’ una notizia positiva perché anche nel nostro Paese era necessario procedere a un consolidamento del mercato per garantire gli ingenti investimenti che le imprese di telecomunicazioni dovranno realizzare nei prossimi anni”, secondo Michele Azzola, segretario nazionale Slc Cgil. Ma “la fusione va vista nell’ambito del ripensamento dell’intero settore delle Tlc che negli ultimi anni, divorato da una competizione sui prezzi senza paragoni in altri mercati europei, ha incentrato tutte le sue politiche sulla riduzione dei costi, rallentando gli investimenti necessari e peggiorando la qualità complessiva del servizio offerto ai clienti”. Una condizione che nell’ultimo triennio ha generato – specifica il sindacato – “un decadimento della qualità del lavoro” con numerose crisi occupazionali.

IL FUTURO

Secondo fonti sentite da Bloomberg la nuova società telefonica Wind-3 Italia potrebbe anche considerare un’offerta pubblica iniziale, anche se l’ad di Vimpelcom Charlier ha detto che per ora l’ipotesi non è stata considerata.

Inoltre, il gruppo potrebbe essere spinto dai regolatori – o anche da un nuovo piano industriale – a vendere alcuni asset, come la rete fissa di Wind (Infostrada) e il resto delle torri mobili, di cui Wind ha già ceduto alla spagnola Abertis la quota di controllo. L’accordo Wind-3 Italia potrebbe dunque aprire la strada ad altre operazioni, compresa – è un’ipotesi che circola da tempo – l’acquisizione di Infostrada da parte di Vodafone.

CONDIVIDI SU:

Gallerie fotografiche correlate

×

Iscriviti alla newsletter